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Conformati in Cristo

Sembra siano finezze, e poi si rivelano posizioni di fondo.

“Imitazione di Cristo” e “Conformità a Cristo” sono sinonimi? Sono semplici distinzioni accademiche, o prospettive vitali?

Imitare Cristo è un’arte sublime, che può essere attuata, grazie all’aiuto dello Spirito Santo, che sorregge l’iniziativa umana.  Gesù è modello, da imitare. Modello altissimo e accattivante. In Lui il fedele si specchia, e progredisce in un continuo assomigliargli. Eppure tra modello e imitatore rimane un distacco: il modello là, l’imitatore qua. L’Imitazione di Cristo è frutto della pietà umana, probabilmente stilato da Tommaso da Kempis.

L’Imitazione di Cristo ha sorretto e imbottito centinaia di generazioni pie. Il manuale usato dai sacerdoti non conteneva il Vangelo, bensì “L’imitazione di Cristo”.

La “conformità a Gesù” si può meglio intuire, se prendiamo l’avvio dal termine “forma”. Conformare: avere la stessa forma. Conformare proviene dal latino “forma”. Uno dei molti significati del termine è essere stampo, conio. Altri significati si identificano nel corrente “formoso”, che indica bellezza.

Mi soffermo sul conio, che imprime al metallo la figura di una persona, cambiando la stessa struttura del metallo.
Quando il traduttore dal greco ha incontrato il  termine “morphè”, lo rese con “forma”. In una lettera di S. Paolo, troviamo che il Verbo lasciò cadere la propria “morphè” divina per assumere quella di uomo: l’Apostolo accenna ad un cambiamento essenziale.

Il “conformarsi” a Gesù, produce un cambiamento sostanziale. Non più un Gesù esterno quale modello, ma un Gesù interno che genera in noi un  cambiamento sostanziale: “per me vivere è Cristo”, scrive Paolo.

GCM 18.11.11