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Gesù rinnovato

05.04.12

Si dice “Ultima Cena”, è detta quella ricordata nel Giovedì della Settimana Santa; eppure è l’inizio di ogni cena cristiana. La netta affermazione “Questo è il mio Corpo!” è l’inizio della reazione a catena. Ultima, ma prima.

Che gli ultimi siano i primi nel regno di Dio, lo sapevamo (anche se poi sfuggiamo di essere gli ultimi). Ma che anche questa realtà si attui nel tempo, non è idea familiare. Eppure su questa si basa la nostra fede e la nostra speranza. L’ultimo respiro di Gesù e il nostro ultimo respiro è l’inizio del libero squadernarsi la totalità della vita eterna.

Il giovedì precedente la propria morte, Gesù inaugura la prima cena, quella che introduce noi ogni giorno nell’ambiente di Dio, mentre la santificazione del pane e del vino introduce la Trinità nel nostro povero e bello ambiente umano.

Gesù bramò quella cena. Ce lo riferisce l’evangelista Luca: “Di desiderio  intenso ho desiderato di mangiare questa Pasqua cin voi, prima che io soffra. Vi dico che non la mangio finché di essa su completi nel regno di Dio”.

La cena è un inizio, che attende il completamento nel regno di Dio. quella cena è quindi un fatto dinamico, che spinge in avanti e che si compie nel regno di Dio. Cerniamo con Gesù non per rifocillarci e iniziare una distensione, ma per camminare oltre la cena è viatico, non quiescenza. È presenza di Gesù che spinge, non porto di un completo riposo.

Questa cena si gusta camminando, non sedendoci soddisfatti e oziosi.

L’Eucarestia è un modo splendente di mantenere Gesù Risorto, in modo tattile, tra di noi. Gesù, che sa di essere in procinto di morire, dice che quel pane, fatto carne che si mangia, è “fatto per voi”. Egli resta nel pane, proprio quando sta per scomparire. Quel pane e quel vino, ogni giorno nuovi e attivi, sono quasi l’ultima impronta che Gesù lascia di sé.

02.04.12