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Poesia nella vita di Gesù

14.04.12

Gesù è incarnato, anche nel far coincidere i suoi gesti, con le ricorrenze celebrate dalla gente del suo tempo.

La coincidenza della sua cena (sua in modo particolare, perché durante essa si diede da mangiare ai suoi!) con la cena ebraica dell’esodo dall’Egitto, è chiaramente immersione nel tempo, è azione incarnata.

Il recarsi di Gesù alle feste di Gerusalemme è un vivere con i suoi. Il festeggiare a Cana è partecipare ai costumi della sua gente.

Però in ogni circostanza, non si ferma al partecipare con i suoi, ma inietta dentro gli episodi, qualche cosa di sublimemente nuovo.

A Cana, ecco il “segno” della trasformazione dell’acqua in ottimo vino, e allora i suoi credettero in lui.

Al pellegrinaggio in Gerusalemme, ecco la guarigione del paralitico presso l’abbeveratoio delle pecore.

In Samaria, ecco la conversione della donna, che si reca al pozzo, per attingere acqua, mentre Gesù è vicino a quel pozzo perché è assetato.

È sì in pellegrinaggio verso Gerusalemme per celebrare la Pasqua, ma attua quella variazione finale, che è il suo entrare festeggiato dalla gente, che lo riconosce discendente di David, ossia il Cristo.

Gesù ha inventiva generosa e fervida: sa trasformare ogni cosa ovvia e tradizionale, e anche la quotidianità, in vita nuova, in vita eterna, piena di significati inediti.

Però, perfino ciò che è la cosa umana più ovvia e necessaria, la morte, egli la trasforma in pienezza di vita divina grazie alla risurrezione.

Nulla, per Gesù, vi è di umano, che sfugga alla sua capacità rinnovatrice e trasformatrice. Egli è davvero un grande poeta.

05.04.12