Manifestazione ritardata07.04.12 Il Sabato Santo è un giorno perso, di attesa, vuoto? Oppure è un giorno fermo, perché gli Ebrei praticanti, non avendo ancora compreso che Gesù è padrone anche del Sabato, desistettero dal cercare il morto? La carta della Risurrezione non è giocata il giorno di domenica, la Pasqua, ma il Venerdì Santo. L’ha detto Gesù: “Quando sarò elevato a terra, attirerò tutti a me”. Il giorno di Pasqua Gesù finalmente e semplicemente manifesta di essere risorto. Manifestazione gioiosa, dopo aver lasciato ai suoi il digerire, per due giorni, la sua morte. Il giorno di Pasqua egli manifesta ciò che già viveva, e si inizia il trascinamento del mondo nella definitiva sua personale vita eterna, anche come creatura, nata e morta. L’angelo assicura le donne, presso il sepolcro vuoto: “È risorto, non è qui!”. Il Risorto non può essere circoscritto: non è “qui”. Anche quando Egli, Gesù, si fa Eucarestia, non è “qui”, ma dovunque sono i credenti, radunati nel suo nome e nel suo ricordo. Lo richiamano nell’Eucarestia. Nell’Eucarestia è “qui”, ma non è solo “qui”. Dalla morte di Gesù, alla sua manifestazione, come risorto, passano alcuni giorni di riflessione. Si riflette sulla caducità umana, sul grande Taumaturgo scomparso; e la paura vince i seguaci di Gesù, i quali si sbarrano in casa. Riflessione umana sull’uomo Gesù sconfitto. Ma il Risorto c’è già. Dentro la disperazione dei discepoli, egli si vive risorto. Quasi una tregua, che precede l’esplosione. La disperazione degli uomini non allontana Dio. Però, prima di manifestarsi risorto, Gesù accompagna il tragico momento che i suoi stanno vivendo. Egli non li consola subito: anche la Risurrezione contempla una pedagogia, che esige la premessa della morte. Gesù però non lascia i suoi ingolfarsi completamente nella disperazione di morte. La devono gustare, ma non considerarla padrona. È questo non abbandonare alla morte, la forza di Risurrezione, che accompagna ogni sorte. 02.04.12
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