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Volontà troppo buona

È proprio vero che in noi talvolta si sviluppa troppa buona volontà. Essa si manifesta anche nella voglia di realizzare le cose che noi crediamo necessarie per la nostra virtù o per la retta via di figli, coniuge, amici.

Noi siamo convinti che ciò che noi siamo certi di esser un bene per noi o per gli altri, deve esser raggiunto, e non ci diamo pace (magari lungo tutta l’esistenza), se non viene raggiunto. Ed allora perdita di carità, di comprensione, di pazienza. Quando non diventa ossessione o addirittura scrupolo.

Se poi questa “buona volontà” si colora anche di religiosità, rende la vita un inferno. Crediamo di dover far tutto per un dovere religioso. Purtroppo dentro questo fantomatico dovere religioso, non trova posto né l’amore di Dio, né l’amore a Dio.

Non si pensa che noi siamo invitati a compiere quanto Dio ci chiede, ma non a raggiungere lo scopo per il quale Dio ci chiede di operare.

Una frase di S. Paolo ci può aiutare a comprendere l’inutilità di pretendere noi di conseguire lo scopo inteso, sfruttando le nostre forze fino a struggerci. Paolo avverte gli abitanti di Corinto: “Io ho seminato, Apollo ha innaffiato, ma soltanto Dio ha fatto crescere!”

Essere disponibili, dunque, a compiere ciò che ci viene indicato di compiere, e poi abbandonarci nelle mani di Dio per il risultato. A tempo e a luogo, che lui ha stabilito. I risultati, talvolta oltre le nostre aspettative, sono solo nelle mani di Dio.

Affidarci a Dio, alla sua bontà e alla sua lungimiranza, quando dobbiamo “fare” il bene, è pace profonda.

10.06.14