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Le conversioni

La grazia di Dio, ossia il suo amore che interviene nella nostra esistenza, ci porta ogni giorno alla conversione.

Coloro che sono concretamente materialisti, pretendono di toccare, di costatare fisicamente la grazia di Dio. La grazia, come ogni opera di Dio si “sente” con la fede, quella che, come dice l’inno dell’ultima preghiera, i nostri cuori gustano “per soporem”, oltre i sensi.

Ricordo qui, due “grazie” di Dio che hanno influito decisamente nella nostra vita. I genitori e … il Vangelo.

I nostri genitori non sono stati perfetti. Mai. Ciò riguarda loro, la loro coscienza, la loro vita. Però sono stati solleciti trasmettitori di un dono: la fede in Dio. Era una fede, semioscura, perché – come usava allora nella tradizione gianseneizzante infiltrata anche nei catechismi – il Dio dei nostri genitori e più ancora dei nostri “educatori” seminaristici, era un Dio scorbutico, severo e impiccione. Ma, fortunatamente, un Dio nella nostra vita era penetrato.

Poi arrivò la vera conversione: il passaggio dall’antico al nuovo testamento, nella conversione al Vangelo, alla felice notizia.
Vangelo. “Convertitevi e credete al Vangelo!”. Questo è l’invito di Gesù. La frequente lettura e assimilazione della Parola di Gesù, è accompagnata dalla presenza attiva della persona dello Spirito Santo. Gesù è il Figlio che conduce al Padre, l’affetto che si unisce all’affetto, l’amore nell’amore.

Ed ecco la nostra conversione all’amore. Non a un amore declamato e ammirato, ma a un amore dolcemente vissuto, tramite l’abbandonarci della fede nel Padre.

15.01.14