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Tempo ed eterno

Molte volte mi chiedo perché il Padre da sempre (il sempre di Dio!) ha stabilito per noi la parentesi della vita terrena. Il nostro tragitto nell’esistenza vanta la propria origine nell’eternità, grazie al progetto di Dio sulla creazione. Lo stesso tragitto è destinato a sfociare nell’eterno: in Dio (nel Brahma, secondo l’induismo, attraverso il brahmanirvana).

Tra i due infiniti, origine e destinazione (anche qui esiste un’Alfa e un’Omega), la parentesi terrena.

Tale tragitto del nostro esistere è decisamente voluto dal Creatore. Perché? Chiaramente non per uno sfizio di Dio, pari ai divertimenti degli dei dell’Olimpo, che si divertivano nel porre gli uomini nei pasticci.

Per amore? Un amore che desidera far godere di sé, anche chi non è Dio. Espansione d’amore? Incontinenza divina di amore.

Questa nostra presenza nel tempo, parentesi tra due eternità, non può essere inutile e insignificante, data la presenza tra noi di tanta bellezza e di molta bontà.

Una strada, che anticipa il sapore della libertà eterna, attraverso il gusto della libertà dal male. Gusto della vera libertà: “liberaci dal male”. Anticipo di immissione totale in Dio, grazie alle molte occasioni di amore e di bellezza nel mondo. Utile passaggio nella prova assaporante  d’infinito, dentro lo scorrere del tempo.

Amandoci e non potendo crearci eterni, Dio ci ha inseriti nel tempo del cosmo, per stimolare dal fondo del nostro organismo, l’innato desiderio dell’eterno.
E in questo vivere mostrarci nella Risurrezione di Gesù, la certezza del nostro destino

23.08.14