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Sceglie i deboli

È proprio vero che il Padre sceglie i deboli e i piccoli per compiere le sue opere di amore e di salvezza.

Perciò ha scelto me per il sacerdozio. Me, non tanto per la mia intelligenza e per le mie intuizioni, quanto piuttosto per quella parte di me, che è la debolezza. Se non fossi stato e non fossi debole, il Signore non mi avrebbe scelto.

Gli scelti hanno un lato talmente debole, che il Padre si commuove e li trasforma. Quando si fa chiaro nel nostro sguardo interiore e notiamo tutti i nostri limiti, fisici, morali e spirituali, allora comprendiamo perché il Padre ci sceglie. Sempre più ci accorgiamo che i nostri risultati, sono i suoi risultati in noi. Nulla avremmo potuto compiere, se lui non avesse preso in mano il nostro essere e non ci avesse plasmati e chiamati alla cooperazione con lui.

Mi dispiace di non essermi accorto prima che il mio essere debole piace a Dio. Sì, perché anche l’educazione impartita non mi ha aiutato. Era il tempo permeato dall’educazione fascista, fuori e dentro gli istituti. Allora vigeva il culto dell’uomo forte. Era l’era dell’adorazione del superuomo. Anche nei seminari era lodato e appoggiato il ragazzo forte, che si mostrava virtuoso, che non aveva sbavature nel suo comportamento disciplinare. I forti erano lodati e premiati. I poveracci erano disistimati e lasciati da parte.

Sembrava che lo stesso Dio stesse dalla parte di Mussolini, l’uomo della Provvidenza. Anche la scelta per avviare al sacerdozio era condotta con il criterio di colui che (come è stato scritto) “omne tulit punctum”. Il debole non era aiutato a valorizzare la propria debolezza davanti a Dio.

E intanto Dio, anche in contrasto con la struttura, guardava l’umile. Fortunatamente, tranne l’intelligenza, per il resto ero una frana. Ecco perché Dio mi ha scelto.

23.03.14