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Cinismo e speranza

Speranza cristiana o cinismo? - Cinismo: sonno morti a migliaia, non è gran che, tanto prima o poi, in un modo o nell’altro si muore.

Speranza: essa sa vedere in ogni morte, anche in quella tragica, l’apertura delle “porte del Paradiso”. La speranza, mentre soffre, guarda più in là, per quelli che “sono morti”. Anche quando la crudezza della natura si sfoga con terremoti, con tifoni e con uragani. La speranza vede, su ogni evento, aprirsi la presenza e l’accoglienza di Dio.

Per questo noi, davanti a ogni morte, preghiamo. Può essere “preghiera per la sua anima” come si diceva fino a poco tempo fa, perché imbrogliati dal concetto di anima staccata dal corpo. Però sempre preghiera, sempre accompagnamento, nella vita rinnovata, di colui che muore.

La speranza poi si concreta, oltre che nella preghiera, anche nel consolare e aiutare i viventi, toccati dalla tragedia della morte. Tragedia che non conclude tutto l’esistere delle persone, ma di un tratto di vita; quello nel quale abbiamo appreso l’amore a Dio e al prossimo, la conoscenza della verità, l’esercizio della “pietas”.

E’ vero, come dice Paolo, che fede e speranza finiranno, e che resta per sempre la carità. Quella carità che ancora balbetta nel nostro affezionarci reciproco, e che dirà il canto totale dopo la morte. La morte fa cessare le prove del coro, per immetterci nell’espressione definitiva del canto.

Morire, comunque, è  vita, sia quando si attua in un letto (bel grande dono!), sia quando ci ghermisce in un incidente o durante una catastrofe, provocata dall’uomo o dalla natura, sempre in evoluzione inquieta. Morte è morte. Gesù però ci aiuta a considerare che “la fanciulla non è morta, ma dorme”, se c’è lui. 

GCM 10.11.13