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Il nostro nulla

Anche Gesù, giunto al massimo della sua debolezza, fu assunto definitivamente nel Padre. Per Dio, più siamo deboli, più siamo amati e onorati.

Perché Dio ama il piccolo, il debole, l’inconsistente? Lui solo lo sa, forse noi possiamo intuire qualche lacerto di verità. Però non ci consola e non ci commuove il conoscere il perché, ci commuove la certezza che così è.

Il Padre conferma la grandezza di Gesù, dopo che lui si è abbassato al battesimo di Giovanni. Principalmente il Padre conferma Gesù (“Dio lo ha risuscitato”) con la risurrezione, dopo che Gesù fu umiliato orribilmente con la crocifissione.

Resta la domanda: perché Dio ama il piccolo, l’inconsistente? Forse perché lui lo voleva continuamente attirare a sé, per vivere con lui la comunione d’amore.

Gesù, che traduce nel suo organismo umano l’amore del Padre, si rivolge a tutto ciò che era perduto, ai disperati.

Può la disperazione diventare il posto di Dio? Può il suicidio, culmine della disperazione, essere l’attrattiva di Dio? È difficile rispondere, in base al nostro modo di interpretare la frase “la gloria di Dio è l’uomo vivente”. Però ci torna lecito ipotizzare quanta purificazione abbia ingenerato nel suicida, la sofferenza precedente il suicidio! Ovviamente non difendo il suicidio, ma cerco di capire i suicidi.

Ci consola ricordare che “dall’abisso tu mi hai chiamato”. Ossia che la nostra pochezza non ostacola l’opera di Dio, ma al contrario la stimola. Allora il nostro cuore esulta, perché Dio ha visto la bassezza della sua serva – come si esprime Maria, la madre di Gesù – e perciò tutte le generazioni (nella storia e nel cielo, dove c’è una “schiera”) mi proclameranno beata.

24.03.14