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Purgatorio e purificazione

Purgatorio e purificazione.

Quando si pronuncia il lemma “purgatorio”, nella fantasia della maggior parte dei cristiani si forma la visuale di un luogo simile a quello descritto da Dante.
Dante riprendeva una concezione popolare, elevandola a poesia, anche per esaltare la donna dei suoi sogni.

Credo sia ovvio ricordare che nella situazione che si raggiunge dopo la morte fisica, non esiste né tempo né spazio: ossia non “anni” di Purgatorio, né luogo particolarmente dedicato. Perciò il parlare delle “anime purganti”, esprime una condizione che non è facilmente descrivibile,  o forse non lo è affatto.

Tuttavia la nostra vita non è stata sempre immacolata (Paolo: tutti peccammo). E’ quindi opportuna una purificazione. Si presentano allora due modi di purificazione. Il primo (e più importante e più efficace) è la “Parola”, perché proprio questo afferma Gesù: “Voi siete mondi attraverso la parola”. Il secondo è il digiuno e la preghiera, ossia una sofferenza elevata a preghiera.

Il primo è un dono che si accoglie. Il secondo è un dono naturale, che la preghiera e l‘accettazione elevano a purificazione. Il primo viene da Dio, il secondo normalmente viene dalla natura Questa “purificazione” è il “purgatorio nel tempo” prima della morte. Non occorre quindi immaginare un purgatorio di tipo dantesco. Gesù l’aveva indicato in modo semplice: “Chi  mi vuol seguire, prenda la propria croce, e mi segua!”

Seguire Gesù è entrare con lui nella gloria del Padre: se ci garba, diciamo che è il Paradiso. La nostra croce quotidiana è questa continua purificazione, che ci apre il cielo. Basta prendere, serenamente e nella preghiera, questa croce.

GCM 09.11.13
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