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Aridità e distrazione

Odo parlare e leggo di un fenomeno, che i libri di ascetica tentano di definire come “aridità spirituale”, “notte dei sensi”, “notte dello spirito”, ecc.. Mi sembra che forse tutto si può accogliere sotto il termine “calo emotivo”, o semplicemente “aridità”.

Quando il sentire diminuisce o, sotto certi aspetti, si placa, tale diminuzione si riversa su ogni settore del vissuto umano, anche sul sentimento religioso.
Allora, assieme alla preghiera, è necessario utilizzare i mezzi psichici e psicologici, che cooperando al superamento della depressione psichica, influiscono anche sul “fervore religioso”.

È bello udire i santi, che traducono in “prova dello spirito”, quanto è attribuibile a depressione psichica, perché così sublimano i propri stati d’animo e li rendono partecipi alla “volontà di Dio”, che ha creato l’uomo anche con i suoi alti e bassi di indole psichica.  

Mi sembra consono con quanto ora espresso, il ricordare le “distrazioni durante la preghiera”, che tutti gli anziani lamentano. Infatti a una certa età (quale? – a ognuno la sua, anche agli affetti da Alzheimer) le capacità di concentrazione naturalmente e necessariamente diminuiscono.

Se il Padre ci vuole anziani, ci vuole anche con tutto il corollario che l’età avanzata comporta. Insomma lui ci vuole anziani con la tendenza alla distrazione durante la preghiera. Questa è un “dono di Dio” implicito al dono dell’età. Perciò dobbiamo parimenti ringraziare il Padre per il dono degli anni e per il “dono” delle distrazioni durante le nostre preghiere… senza però creare le distrazioni, ma accettarle quando vengono.

08.02.14