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Natura e grazia?

I libri di ascetica, che hanno attraversato la nostra adolescenza e la nostra giovinezza, opponevano natura a grazia (o soprannatura). La natura doveva essere soppressa, per lasciar trionfare in noi la grazia. E, a conferma di questa visione, riportavano le penitenze sanguinose dei santi, che intendevano così dominare la natura.
 
Grazia è dono di Dio. La natura è dono di Dio: come può, di per sé, opporsi alla grazia? Due doni in conflitto?

Presso Gesù, debitore della cultura ebraica, e presso S.Paolo, pure lui ebreo, le due realtà erano indicate con i termini Carne e Spirito. E di questi si indicava il conflitto, ossia l’opposizione.

Gesù sottolineava il suo deciso fare la volontà di Dio. Faceva la volontà di Dio, anche quando aiutava la natura dei malati a ristabilirsi, oppure si sottraeva, almeno per un momento, alla volontà del Padre?

In realtà la “carne” era l’uomo mortale, quando pretendeva di essere l’assoluta guida della propria vita e di quella degli altri (come gli scribi e i farisei), trascurando le indicazioni di Dio, l’unica Persona che è assoluta.

Non natura opposta a grazia, che è una contraddizione già nei termini, ma pretesa di assoluto, opposta all’unico assoluto reale.

La pretesa della “carne” (realtà destinata al dissolvimento) di rivestirsi di assoluto (ateismo, laicismo autoreferenziale, relativismo “assoluto”, ecc.) per opporsi, più o meno superbamente, a Dio, è la vera opposizione alla “grazia”.

Oggi la vera spiritualità non si radica sull’opposizione, ma sull’’armonizzare le potenze dell’uomo con la volontà di Dio.

GCM 16.11.41