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Essere noi per Dio

Il modo di terminare questa nostra vita è molteplice, il modo di arrivo, dopo di essa, è unico: le braccia del Padre.

A queste braccia noi tendiamo. Tutta la vita è protesa a Dio, poiché tutta la vita si abbevera alla propria fonte. Siamo creati in dinamica verso il Padre, ci ricorda Sant’Agostino. Dinamica verso il Padre come ricongiungimento, come rifornimento alla fonte, fino a esaurire il ricongiungimento in una completa partecipazione. Siamo divini nell’origine e, se vogliamo, nella fine.

Se vogliamo: ossia se decidiamo di non perderci perdendo il contatto essenziale con Dio.

Nella dinamica verso il Padre, tutta la nostra esistenza, tutto il nostro organismo è coinvolto, tutto il nostro essere energia si protende. Anche le zone più nascoste del nostro essere, anche quella che gli psicanalisti denominano l’inconscio. L’angoscia esistenziale, non nasce da traumi più o meno precoci, ma da deviazioni della nostra tensione vitale, creata da Dio per Dio.

Per Dio: ossia non per un ossequio forzato a Dio, a causa di un’obbedienza servile. Bensì per un bisogno esistentivo di un riferimento totalmente sicuro.
   A differenza dei “comandi” degli uomini e delle istituzioni, che spesso ordinano comportamenti antiumani (all’apice dei quali sta l’organizzazione per le guerre), Dio ci ordina di cavare dal nostro profondo bagaglio nativo, che tende all’amore, sentimenti e azioni armoniose con la nostra vera vita: perdono, misericordia, castità, umanità, dono, concordia, fedeltà, lealtà, ecc..

I “comandamenti” di Dio sono avvertimenti a cavare dalla nostra dotazione naturale, sentimenti e azioni che ci fanno essere noi stessi.

22.03.14