HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2014-01 > Illusione o speranza

Illusione o speranza

S. Paolo avvertiva i suoi cristiani, di fidarsi solo di Gesù, quello che essi avevano incorporato grazie alla fede e al battesimo. Perciò li avvertiva di non seguire la filosofia e le sciocchezze dei vari illusionisti.

Oggi non possiamo dire di non essere entrati in un periodo di dilatato illusionismo, anzi, è ovvio dire:”Ci risiamo!”. Nulla di nuovo sotto il sole, diceva il saggio di oltre duemila anni fa. Eppure una novità è sempre presente: la perenne novità sulla terra è Gesù.

Proprio vivendo nelle illusioni del benessere - per quanto precario come la crisi sta dimostrando - noi crediamo ancora di non aver bisogno di Gesù. Invece è lui la mia e la nostra vita, la base della nostra sicura salvezza, e, conseguentemente, della nostra serena felicità.

Mentre le realtà umane sono sempre avvolte in un clima di eterno ritorno (come si ripete nella storia delle religioni, che parla proprio di un “mito dell’eterno ritorno“), Gesù ci fa guardare avanti. Anche a un ritorno: il suo ritorno fra noi. Però il suo non è un riavvolgersi su se stesso, è la definitiva liberazione dal ricadere su noi stessi.

Così si esce dal dominio dell’illusione, per entrare nel fluire della speranza. Dall’illusione, creata su un mondo concreto (come si definisce il nostro povero sistema positivistico) alla certezza della speranza, figlia delle fede in Gesù, fonte della gloria imperitura.

La fede e la speranza possono guardare all’illusione con occhi diversi. Perfino scorgendo in essa alcuni semi di luce. Infatti ogni realtà precaria cambia colore: se noi la viviamo come unica realtà valida, cadiamo nell’illusione; se la consideriamo come via che conduce ad altro più valido, allora ci illuminiamo di speranza.

GCM 14.09.13