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Distrazioni dono

Le nostre distrazioni, durante le occupazioni quotidiane e durante la preghiera, sono sempre attive e presenti. Esse, comunque, si intensificano con lo svolgersi (inesorabile, come dicevano i latini di una volta) degli anni.

Mi sembra di aver notato quattro modi di atteggiarsi nel loro confronto.

Il modo, più comune e più indicato dalla pedagogia e dall’ascetica, è di combatterle, cioè di escluderle anche con sforzi non leggeri sul nostro comportamento. Questa indicazione si è talmente radicata nel sentire comune, che non rare persone si accusano di peccato, quando sperimentano le distrazioni durante la preghiera.

Il secondo modo è più umano, perché considera le distrazioni come uno dei limiti (necessari?) del vivere umano. La tendenza a superarle, in questo modo si unisce a quella di accettarle, quali frutto dei limiti umani, senza allarmarsi, sebbene si trova utile e necessario non “provocarle”.

Un terzo modo è il ringraziare Dio per le distrazioni. Esse accompagnano la nostra vita, e ci dicono che siamo ancora vivi, e, quindi, ringraziamo Dio per le distrazioni, segno della sua volontà di volerci vivi. Esse entrano nel contesto di quel “gloria di Dio è l’uomo che vive”.

Un quarto modo è quello di riconoscere nelle distrazioni l’amore di Dio per noi. Quindi esse diventano inno di gioia. Ogni distrazione è un momento di rinnovata riconoscenza e di inno. Scopriamo allora le distrazioni, anche sotto l’aspetto della nostra miseria, ma soprattutto sotto l’aspetto dell’adorazione amorosa verso Dio, che ci concede di distrarci… anche quando non vogliamo.

09.02.14