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La gioia del limite

Le persone sensibili, sinceramente desiderose di vivere il Vangelo, spesso sono tormentate dalla spinta a essere perfette. La spinta nasce perché tra i cristiani la santità è creduta perfezione.

Eppure Gesù va con i poveri, i peccatori, le prostitute e a questi insegna la via della santità. Possiamo trovare dei perfetti, come le statue di Fidia, ma per nulla santi. Possiamo trovare imbecilli e sciancati, eppure santi.

Questa tremenda confusione tra santità e perfezione, entra nel cristianesimo quando questo si pone in rivalità con la cultura greca, sia di Aristotele che della Stoà. Anche i cristiani pretesero di vantare i propri eroi, da opporre ai vari Achille ed Ettore. E così le persone che credevano e vivevano la vita – semplice e disadorna – di Gesù, furono assimilate agli eroi greci e romani, senza macchia e senza paura.

Così sull’amore di Dio e a Dio, prevalsero le virtù, battezzate virtù cristiane, però molto più simili all’”Etica a Nicomaco”, che non alle beatitudini del vangelo.

Dove sta l’eroismo del povero, quello del mite, del sofferente, del produttore di pace? Opposizione: l’eroe Achille, grande guerriero ammazza gente, come può andare a braccetto con il “Beati gli operatori di pace”? E poi, a Pietro, dopo la risurrezione Gesù non chiede di essere perfetto (Gesù sapeva che Pietro non era stoffa di perfezione), ma semplicemente di amare|

Che bella è la santità quotidiana del povero! Nessuno sforzo di prevalere, neppure sui propri limiti personali, che si vogliono superare per diventare perfetti. 
   

La semplice santità del mangiare, del lavorare, del dormire, del fare all’amore! La santità tranquilla della croce quotidiana, assunta per seguire Gesù!

14.01.14