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Fatti per Dio

Il Vangelo, benedetto, opera uno scavo dentro di noi, per far emergere quel profondo donato a noi grazie alla presenza dello Spirito. Da lui, fonte di acqua viva, affiorano le parole, che il Vangelo fa udire ai nostri orecchi.

Un’altra profondità emerge, quando ci accostiamo, desiderosi di verità, al Vangelo. S. Agostino lo dice con una frase che ha fatto epoca: “Fecisti nos ad te, Domine”: ci hai fatti tendenti verso di te, e il nostro cuore non si placa, finché non riposa in te.

I teologi accennavano a questa tensione naturale verso Dio, parlando di una tendenza naturale verso la soprannatura. E ci dicono che l’uomo è “capax Dei”: l’uomo è forgiato per accogliere Dio.

La parola di Dio “si adatta” alle esigenze dell’uomo, perché tali esigenze le ha create Dio, per rendere facile l’incontro dell’uomo con Dio.

Il rifiutare di tenere aperto il dialogo con Dio è innaturale per l’uomo, capace di Dio. Una specie di “peccato contro natura“, ossia contro la natura concreta, semplice, immediata dell’uomo.

Quando, nella pace e nella riflessione, rientriamo in noi, con sincerità ed evitando molti pregiudizi sociali - ed anche ascetici - allora ritroviamo limiti e forze, sbagli e potenzialità. Appare così quanto di noi è ateo, pur essendo figli di Dio. Scoprendo l’ateismo, ossia la mancanza del nostro credere in Dio, troviamo anche le zone della nostra fede, del nostro bisogno di Dio. Lo stesso buio in noi diventa un’indicazione di quanto noi abbiamo ancora bisogno di Dio.

Siamo fatti per Dio: la sofferenza esistenziale latente, è desiderio nascosto di Dio.         

GCM 27.10.13