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Anticamera della beatitudine

Perché non considerare la vecchiaia sotto prospettive diverse? La prospettiva più diffusa è quella di vedere la vecchiaia sotto l’aspetto dell’indebolimento, della crescente limitazione. I muscoli sono indeboliti e molte attività lavorative o sportive ormai sono un ricordo. Anche le facoltà mentali, come la memoria e l’attenzione (che è il prodromo della memoria stessa) si sono affievolite.

In compensano aumentano le occasioni per rallentare e per sostare. Diventano più lunghe le ore del riposo. Ebbene, proprio questa condizione è fruttuosa.
Essa introduce alla contemplazione. Non all’altissima contemplazione, esaltata nelle agiografie, zeppe di estasi e di fuoco. No: le nostre piccole contemplazioni, quando incontrandoci con un’idea o con una frase che ci colpisce, ci si ferma ad assaporarla per qualche istante. Soprattutto le frasi consolanti del Vangelo, dove ci si imbatte nel continuo amore di Dio per noi. Ci si imbatte, se ne assapora la consolazione, e si loda il Padre per la sua bontà.

Questo nostro semplice e modesto contemplare diventa un esercizio di Paradiso, una preparazione alla contemplazione di Dio. La vecchiaia è il bel momento dell’anticamera, quando intuiamo la bellezza e la gioia che si vive al di là della parete, nel seno del Padre. La “pienezza dei giorni”, dopo la quale c’è il transito, è un pregustare nella calma degli anni avanzati, la pace, l’oceano di pace (di cui parla la liturgia) che stiamo intravvedendo. Anziché lamentarci e disturbare gli altri rimpiangendo ciò che ci manca, godiamo per ciò che iniziamo a gustare. Anche la vecchiaia è un prodromo, un’anticamera della beatitudine … quella che non cesserà mai.

GCM 04.08.14