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Noi, Eucarestia

È verità di fede assodata quella che afferma (o riafferma nel Concilio Ecumenico) che l’Eucarestia è fonte e culmine della vita della Chiesa cristiana.

Però troppi di noi riducono l’Eucarestia al “sacramento della comunione”. Per alcuni l’Eucarestia sono il pane e il vino santificati e impersonanti lo stesso Gesù.

Queste sono riduttività, le quali sono alla base anche delle “ore di adorazione”, delle “processioni eucaristiche”, delle “funzioni eucaristiche”. Questi sono ottimi derivati, che nutrono la “devozione” di molte persone.

L’Eucarestia è principalmente il raduno di quanti credono a Gesù e si radunano nel “suo nome”, quindi immedesimati a lui. In quanto gruppo trasformato in Gesù, ha il dolce potere di realizzare anche oggi le sue parole. “Questo è il mio corpo” e “Questo è il calice del mio sangue”.

Il gruppo radunato in Gesù, è immesso nello Spirito di Dio, creatore e trasformatore della realtà. Perciò l’Eucarestia è tutto il mistero del raduno della “Messa”, nel quale è Eucarestia tutto il complesso dei presenti, che, attraverso il sacerdote, attua la presenza di Gesù nel pane e nel vino. Proprio nel frangente speciale e privilegiato della messa, si attua il sacerdozio del popolo di Dio, per echeggiare le parole dell’Apostolo.

Non è facile capire le persone presenti e passive, quelle che “assistono” alla messa, più o meno annoiate, oppure che si interessano all’omelia, trascurando la loro grandezza, che si attua nel rivivere Gesù, attraverso la invocazione che chiede la santificazione del pane e del vino.

21.02.14