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Dialogo, ti saluto! Addio!

Mi dimentico troppo spesso che l’intelaiatura della Messa è fortemente dialogica. Dialogo con Dio, dialogo tra i presenti. Non c’è spazio per uscire dal dialogo.

Il dialogo con il Padre domina quasi tutto lo spazio. Parliamo con il Padre, in continuazione. Lo invochiamo, lo benediciamo, lo ringraziamo. Non parliamo con un lontano, ma con un presente, che, grazie anche all’eredità latina, trattiamo con il “tu”. Quindi non solo dialogo, ma dialogo intimo.

Talvolta sospendiamo il dialogo diretto con nostro Padre (o con Gesù, o con lo Spirito Santo) per dialogare tra i presenti, a cominciare da quel ripetuto “Il Signore è con voi / E con te”. Perfino quella parolina: “Preghiamo!” è un’esortazione diretta, e perciò dialogica.

Dialoghi particolarmente significativi tra i presenti, sono soprattutto due: “Pregate, sorelle e fratelli, perché… “ e: “Eleviamo il cuore e ringraziamo Dio” in apertura del dialogo con Dio nel prefazio, cui si unisce alla fine il dialogo esortativo di cantare il “Santo tre volte”.

Da questa ricchezza di dialoghi, abbiamo ridotto la Messa ad uno stanco formulario. Sembra che ci sia stato proibito di dialogare durante la Messa.
Dialogare davvero, rivolgendo le parole a un “Tu” o a un “voi”!

Quando si dialoga, si guardano le persone in faccia. Invece accade, quasi sempre, che il conduttore dica: “Il Signore sia con voi” guardando le pagine del messale (parla con loro?) e che la risposta: “e con il tuo spirito” ((formula sgangherata per dire “con te”), quasi tutti la rivolgano con gli occhi rivolti al banco (allo spirito nascosto nel banco?).

GCM 05.07.14