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L’uomo e il rito

L’uomo per il sabato, o il sabato per l’uomo? La legge per l’uomo, o l’uomo per la legge? E anche: la messa per l’uomo, o l’uomo per la messa?

Ho la netta sensazione che i cerimonieri di ogni colore e grado, siano dell’idea che l’uomo sia per la messa, soprattutto per una messa come la vuole il cerimoniere, che richiama perfino il presidente dell’assemblea a non compiere gesti fuori dalle ritualità prescritte. Prescritte da chi? Dai cerimonieri che si sentono padroni del rito liturgico.

Addirittura i cerimonieri non solo sono i difensori di una singola ritualità, ma proibiscono la pietà vicina alla gente (la messa per l’uomo!) per coadunare molte persone attorno a ritualità con partecipazione numerosa, dove il numero non bada molto alla pietà dell’uomo.

Forse Papa Francesco ha cominciato il cammino autentico del rito a servizio dell’uomo, proprio nel suo primo saluto dalla loggia di S. Pietro. La rituale mozzetta serve al dialogo con la gente? No, e allora la si lasci in guardaroba. Il crocifisso d’oro aumenta la confidenza del dialogo? No, e allora lo tenga il cerimoniere. Se il rito serve a esaltare il grande e ad allontanarlo dal piccolo, si sopprima il rito. Tutto deve servire all’uomo.

Papa Giovanni riesumò il camauro non per la propria dignità, ma semplicemente per difendere la testa dal freddo... anche se a questa bisogna sarebbe stato sufficiente un basco, come usava il cardinale Bevilacqua.

Ritornando alla Messa per l’uomo, quanto ciarpame si dovrà togliere alle vetuste e solenni ritualità della messa (soprattutto della cosiddetta messa solenne) per renderla umana. Il Verbo divenne uomo!

GCM 28.07.13