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Coralità

Alcune persone producono la pietà personale, anche quando pregano con altre persone. Per loro è più importante e urgente dire le proprie preghiere, anche quando sono nel raduno della messa. Anzi si infastidiscono, se altre persone non affrettano il proprio ritmo decelerato di pronunciare le formule.

Forse si sono scordate che, per esempio, la messa è, prima di tutto, un’azione comunitaria.

E la coralità ritmata e pacata, deve prevalere sulla pietà privata, durante la Messa.

Chi prega nel privato deve chiudersi nella propria stanza: così indica Gesù. Quando invece ci si raduna per la preghiera, il “salmeggiare in coro” è di preferenza indicato.

Salmeggiare a voce alta e chiara. Alta almeno quanto si inveisce durante una lite.

Beato il tempo, nel quale non esistevano i foglietti della messa (utili molto al guadagno delle case editrici). In quel tempo tutti erano “coralmente” rivolti al proclamatore della parola, per coglierne le sfumature. Si guardava e si assorbiva la parola con l’udito e con lo sguardo.

Adesso quasi tutti si  ingolfano nel messalino (gran bel libro decisamente), o nello sguardo fisso al banco o al pavimento. E così la corrente della parola passa sopra il capo dei presenti. Chissà perché, durante la messa, le persone preferiscono essere cieche e sorde!?

Nella messa ci sono formule comuni, che richiedono risposte e accenti corali. Molti preferiscono, quando non restano muti, biascicare formule, delle quali hanno smarrito o non hanno mai compreso il senso.

Povero raduno comune, dove la maggior parte dei presenti… resta privata.

19.07.14