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Liturgia soffocata

Nella storia della chiesa, spesso e tuttora, le pratiche di pietà (rispettabilissime ed efficaci per la fede) tendono a soffocare l’essenziale della liturgia.
Anziché innalzare il tenore della vita cristiana verso l’ossatura essenziale, si tende ad abbassare l’essenziale verso il sentimentalismo.

Ortodossi e protestanti si sono staccati dal nucleo. Gli ortodossi  però mantengono e, se possibile, aumentano l’essenza del cristianesimo (parola e sacramenti). I protestanti riducono i sacramenti (compreso il cuore, che è l’eucarestia) a favorire la pietà. È pur vero che questa tendenza ha ispirato, per esempio, gli oratori di Bach, ma ha perduto la presenza di Gesù, che del pane santificato dice che è il suo corpo, la sua stessa umanità.

La pietà popolare, abbisogna di ripetizioni e di tempi lunghi (rosari, ore di adorazione), perché ha necessità di essere sentita per riuscire efficace. Non sono rare le persone che preferiscono il rosario alla messa.

Questa tendenza si infiltra anche nelle comunità religiose. Ho notato che per non poche persone è più importante recitare una formula dettata dal “fondatore”, che non una liturgia viva e compassata e ritmata.

Altro è sfuggire a un codice rituale imbalsamato e impancato, altro è la liturgia semplice, scorrente, che entra nei cuori. È di questa liturgia che abbiamo bisogno. Oltre gli esercizi di pietà e oltre il ritualismo freddo, che impacchetta la spontaneità del raduno nel Cristo.

Ma cercare la spontaneità in pratiche pie, che spesso ci passano di fianco, o che ci stanno fredde sulla testa attraverso i rituali, non è nutriente e bello.

09.03.14