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Piccole sviste quotidiane

Il rituale della messa, che è imposto dai vescovi, mi fa ripetere a voce alta davanti a tutti, frasi che a me sembra talvolta prive di senso.

Una di queste: “Ricòrdati, Signore, della chiesa … ricòrdati, Signore, dei morti …”

È una specie di svegliarino secolare per un Dio, occupato in altre faccende, e un po’ restio a interessarsi dell’uomo.

Invece Dio è amore. Eterno e sempre amore, non passa attraverso periodi di dimenticanza e periodi di risveglio. Nostro Padre ci ama sempre, perciò ci ha sempre presenti. Siamo noi che ci dimentichiamo della chiesa e dei defunti, altro che lui!

Le preghiere che sollecitano Dio a fare qualche cosa, fanno male a un orecchio abituato a conoscere un Dio sempre proclive verso l’uomo.

Siamo noi che di tanto in tanto ci svegliamo per ricordarci della chiesa e dei morti. E allora la preghiera più veritiera sarebbe: “Ci ricordiamo davanti a te, o Padre, della tua chiesa e dei morti”.

Altra svista: “Che togli i peccati del mondo”.

Il testo di Giovanni ha “Il peccato del mondo”, ossia l’ateismo, l’idolatria.

Svista: togliere. Di solito intendiamo principalmente cancellare o un portar via, come avveniva con il capro espiatorio.
Però il verbo greco non significa soltanto “togliere”, ma anche “alzare” e levare. Alzare il peso del peccato, che aveva fatto precipitare a terra.

In Gesù troviamo un peccato innalzato. Portato in altra posizione, per essere trasformato dal di dentro, più che per essere cancellato, ridotto alla nullità. Il peccato trasformato, ossia noi peccatori trasformati in santi.

È meraviglioso.

GCM