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Femminile

    La pubblicità spesso deforma la femminilità della donna. Sempre più frequentemente la donna è indotta a far la parte della dura che domina quel fannullone di marito, o, all’opposto, che domina il maschio facendo la cascamorta o la iena affamata di sesso. 

    Dove si è nascosta la donna, che espone agli altri un prodotto, che lei ha scoperto molto utile e che serenamente indica agli altri? Con stile amichevole entra nella vita degli altri, per rendere la loro vita più leggera e più vivibile?

    Frequentemente nella pubblicità, la donna ha perduto le doti della femminilità per darsi il ruolo della femmina o dell’arpia, carne da vendere o carne da addentare. Di queste donne sono zeppi i muri, i giornali, le televisioni e le radio.

    E’ vero che, vestendo quelle vesti sciagurate, la donna è pagata. Ma proprio qui sta la tristezza: il denaro vale più del femminile.

    Il Natale ci presenta una donna, che offre la propria femminilità a Dio. E da Dio la sua semplice femminilità è lanciata all’infinito: “Tu partorirai e il tuo figlio è figlio dell’Altissimo”.

    Eppure questo rilancio all’infinito, non turba il suo essere. Anzi le fa ricavare da dentro di sé, il  senso delle sue vere proporzioni: “Sono la serva del Signore. In me si attui secondo la tua parola”.

    E’ un’offerta alla grandezza, senza pretendere di essere grande.”Lui ha guardato la bassezza della sua schiava; perciò tutte le generazioni mi diranno beata”. La gioia nasce da ciò che Lui opera in noi, e soltanto così la gioia è spontanea. La mia grandezza è la sua grandezza.
  
    Sottomissione umiliante? No, trovare se stessa, nella misura che Lui ha deciso per lei, la donna.

    GCM 27.12.07