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Felicità e speranza

Oggi i cristiani nuotano dentro un mare di infelicità, come pesci disorientati.

L’infelicità dilagante è fornita di molte spie, che l’accusano. Spie di infelicità sono l’affondarsi nella droga e nell’alcool, il prostrarsi in una sessualità esasperata, il correre per il mondo per dimenticare e per dimenticarci, le notti prolungate di sballo, l’inconsistenza dei sentimenti, soprattutto di quello che scambia l’attrazione sensuale per amore, la scelta dei suicidi prolungati (trascurando la propria salute tramite stravizi), immediati (impiccagioni, intossicazioni, spari), o demandati ad altri (eutanasia).

Sono, questi ed altri, tentativi di ingannare l’infelicità, e, conseguentemente, sottolineatura palese della stessa infelicità.

In questo brodo di coltivazione dell’infelicità, che cosa stanno a fare i cristiani, che s’illudono (sulla parola di Dio!) che è reale essere felici, soprattutto di quella felicità che fiorisce dalla speranza?

C’è posto per loro, oppure è opportuno abbandonarsi alla corrente della droga e del sesso?

Gesù aveva visto e previsto, lui, l’unico dei giusti immersi in un mondo plasmato da ingiustizie. Voi siete piccolo seme, siete pizzico di lievito. Voi siete pecore tra lupi.

Gesù aveva visto, eppure testardamente nutriva speranza ed eccitava alla speranza, anche a quella speranza difficile che è fiducia, speranza contro la speranza.

Gesù: vi manderò il Consolatore, lo Spirito. Colui che opera collaborando con noi, e non una semplice appendice dei catechismi.

GCM 26.07.08