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Il rifiuto

- Ti è duro scalciare contro lo stimolo - disse Gesù Risorto a Paolo di Tarso. Paolo era naturalmente attirato da Gesù e dal suo annuncio, perché era un pio ebreo, alunno di Gamaliele, desideroso della salvezza. Eppure si opponeva alla salvezza, impersonata in Gesù. Salvezza, ossia felicità di una vita che gode di significato, una vita che è se stessa.

Paolo rifiutava Gesù, eppure gli era vicinissimo, anzi a contatto, come la donna che pativa di metrorragia. Era al contatto con Gesù, mentre toccava il corpo di Gesù nei credenti. Ma non credeva, e perciò il contatto con Gesù tramite le sue membra, non gli dava felicità, ma l’opposto della felicità: l’odio.

Non andare contro lo stimolo della felicità. Il richiamo alla felicità è in noi. E sta proprio là, dove noi indirizziamo il nostro rifiuto, là dove sono le cose o le persone che odiamo.

Se esaminassimo bene le nostre paure e i nostri odi, scopriremmo il luogo dove è di casa la nostra felicità, contro la quale opponiamo i nostri rifiuti. Forse proprio nelle persone che rifiutiamo, è nascosta la nostra felicità. Allora consegue che, rifiutando la sede della felicità, continuiamo a rifiutare noi stessi, facendoci del male o fisico o morale.

Non solo la gioia della fede, ma anche la nostra salute psichica si acquistano con il non scalciare lo stimolo, che natura e Dio continuano ad inviarci. Quando le nostre avversità e i nostri odi li vedremo non come sforzi per tenerci in piedi grazie al nostro difenderci, ma come indicazioni della sede della nostra felicità, allora entreremo nella pace e nella gioia.

Il Padre ci ha creati per amore suo e per il nostro amare.

GCM 21.09.07