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Donare

    La vita è bella, anche perché può essere offerta. La gioia del potere donare. Il dono non è una privazione, ma un’espansione della persona, che si effonde nel cuore di altri.

    Dio è dono continuo. Dono di tutto se stesso nell’effluvio trinitario. Il Padre si dona totalmente al Figlio e allo Spirito Santo, che vivono la stessa essenza del Padre. Il Padre, donando, si dona.

    Dio dona il suo essere al mondo, creando. Lui che è, fa essere. E poi il suo dono si realizza in Gesù, Dio incarnato. Egli ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Dono e amore, in Dio, sono compenetrati tra loro.

    Dio ha donato se stesso, anche noi dobbiamo donare noi stessi, per poter vivere la stessa esperienza di Dio. L’egoismo non è una macchia psichica meramente, esso è sottrarci alla partecipazione a Dio.

    Il dono quindi supera la convenienza sociale, la bella qualità psichica, il vanto dell’altruismo. Esso è partecipazione del vivere di Dio.

    Certo che, mentre il dono di Dio è sempre totale, ossia divino, il dono nostro è sempre finito, parziale, povero, umano. Eppure se è autentico fa commuovere Gesù “Vedete questa vedova povera? Essa pur donando pochi spiccioli, ha dato più di tutti gli altri”, dice Gesù quando vede una poveraccia compiere3 la propria offerta. A lui interessa non il quanto, ma il come.

    Il dono autentico ci rende felici. Felici per la contentezza di chi riceve; e felici ancor più per il nostro sentirci figli del Padre, che regala sole e pioggia a buoni e cattivi.

    Anche il “dovere” di dare - tasse?  contributi? elemosine? - può essere vissuto come dono, se ci ricordiamo di essere figli di Dio.

    GCM 29.08.07