HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2008 > Il vanto

Il vanto


    Nella lettera di Giacomo mi fa riflettere una frase: “Non gloriatevi a causa della gelosia e della contesa, non gloriatevi e non mentite contro la verità”. Si vede un parallelismo tra il vanto e la menzogna.

    Il vanto è l’approvazione dell’uomo a se stesso. Orbene, questa è menzogna.

    “Che cosa tu hai, che non hai ricevuto?” ci avverte l’apostolo, che dice pure: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”. Ossia lodi Dio per i doni ricevuti da lui.

    Paolo stesso, dopo aver enumerato le proprie sofferenze e i benemeriti per costruire il Corpo di Gesù, dichiara di non vantarsi per questo.

    Il vanto è togliere qualche cosa che spetta a Dio. Siccome Dio è la verità, il vanto personale cozza contro la verità e quindi è una menzogna.

    L’apostolo:” Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?”.

    Il bene che scopriamo in noi, deve condurci alla riconoscenza e alla lode. Ed è bello lodare il Padre, perché lo possiamo incontrare in qualsiasi momento: Egli ci è sempre presente.

    L’abitudine alla preghiera (non necessariamente alle preghiere) è un continuo trovarci in compagnia: con il Padre, con lo Spirito, con Gesù, con i nostri cari morti. La preghiera ci aiuta a non vergognarci per i nostri peccati, perché Dio li ha visti e li vede, eppure non si allontana schifato da noi.

    L’abitudine alla preghiera cancella i nostri miseri vanti, e ci gratifica di continua gioia. Anche se talvolta i nostri “fratelli” ci rattristano con i loro giudizi o le loro mene, Dio in un istante ci ridona serenità e gioia: lui continuamente ci vede.

    GCM19.05.08