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Stadi nella percezione di Dio

 
    La fede, dono e mozione dello Spirito Santo, ci assicura che Dio, bontà infinita sua, si è “squadernato” davanti a noi. Gesù ha rotto il mistero di Dio, per comunicarcelo.

    Quando i nostri lontani primi antenati hanno dimenticato la rivelazione iniziale, si sono immaginati la realtà in molti modi. Dio aveva creato Adamo, capace di colloquiare con Dio e di sentirlo vicino. Poi c’è stato il dubbio sulla parola di Dio, che aveva stabilito i confini all’uomo, nel non farlo divino, ma creatura limitata. Ecco il travalicamento del limite: “Sarete come Dio”.

    Smarrita la rivelazione primitiva, le cosiddette religioni etniche e storiche, trovandosi davanti ai misteri degli astri e della vita, in questi videro delle forze divine nascoste nelle energie delle cose. Da qui il politeismo e l’idolatria. Ogni forza corrispondeva a un dio, soprattutto nei popoli etnologici, e ogni dio corrispondeva a una forza, come era comune nei popoli politeisti storici.

    Dio rivendicò la propria unità, scegliendosi un popolo per vivere tale unità: prima l’enoteismo, e poi il monoteismo. Unità destinata a beneficio di tutte le persone.

    Quando nel popolo scelto per manifestare il monoteismo, i “tempi erano superati”, Dio confidò agli uomini la propria “struttura” (?) interiore: uno sì, ma in tre “persone”. La Trinità è la suprema confidenza di Dio all’uomo, quella confidenza, che prende forma nella persona di Gesù.

    È una confidenza oltre le capacità umane di intendere. Essa si accoglie, grazie a quell’aggiunta di forza “intuitiva” che è lo stesso Spirito di Dio.

    Chi non accetta l’energia dello Spirito, per concepire Dio, raggiungibile dall’uomo, indietreggia all’unità (religione) o al motore immobile (filosofia).

    01.02.14