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Sia fatta la tua volontà


Sia fatta la tua volontà. Forse è meglio: avvenga, sia realizzata (ghenetheto) il tuo volere.

Sin dai primissimi anni della mia vita, in casa, a scuola, al catechismo, in seminario, alla frase si concedeva un senso di triste remissività. Si applicava infatti tale frase, quando capitava un male o una disgrazia inevitabili, fatali.

Che ai miei educatori fosse venuto in mente di applicare la bellissima espressione evangelica a eventi gioiosi, era inconcepibile. Un successo: che bello si realizza la tua volontà! Una giornata di sole: che magnifico si realizzi la tua volontà.

Insomma la volontà di Dio, sembrava destinata al buio, alla tetraggine.

Quando la frase si diceva completa (ossia: avvenga il tuo volere, come in cielo, così in terra) eravamo indirizzati all’obbedienza, alla sottomissione. Cioè come gli angeli in cielo ti obbediscono, così in terra dobbiamo sottoporci alla “tua” volontà, soprattutto quando questa era espressa dai superiori (carrieristi?) proposti.

Poi il Signore mi ha aiutato a intuire che la volontà del Padre “in cielo” (ossia in se stesso Dio) è quella di generare eternamente il Figlio, allora ho quasi capito che questa “volontà” paterna si estendeva sulla terra. Ed ecco il nostro essere figli di Dio. L’estensione della “volontà” (attività) del Padre coincideva con il nostro “diventare” figli di Dio. È un diventare non dentro l’eterno, ma dentro il tempo della storia. Qui lo Spirito di Dio “continua” a forgiare quotidianamente in noi, i figli di Dio.

02.01.14