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Male

Nella Lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi, si parla di un “mistero dell’iniquità”. Anche l’iniquità è indecifrabile nelle sue radici e nella sua dimensione.

Mistero che deve essere svelato, non solo per smascherarlo, ma per l’intima struttura.

La presenza del male nel mondo, ossia di questa realtà negativa e perversa nel mondo, non è facile decifrare. Il male serpeggia nel creato. Il creato è opera di Dio. La domanda bruciante: può aver Dio creato il male?

Non possiamo ammettere due principi eterni, uno buono e l’altro cattivo. Il principio cattivo, per il fatto di essere cattivo, non può farsi esistere, perché l’esistenza è un ente buono, in contraddizione con il male.

La Scrittura cerca di dare una spiegazione, indicando che il male è stato prodotto dall’invidia. Però l’invidia, che è un male, da dove procede? Da dove ha ricevuto l’essere?

Da dove il male? È una domanda senza risposta. O forse: poiché la nostra esistenza è limitata, ecco nel limite dell’esistere la radice del male. Inoltre: perché Dio ha fatto esistere il mondo limitato? Non conosciamo il perché, mentre costatiamo il fatto. L’illimitatezza è solo di Dio.

Ma Dio dalla propria infinità fa procedere le creature, per poi, alla fine, assorbirle nella beatitudine della propria infinità. Il tempo non può essere l’eterno.

E l’uomo, unica creatura a prendere coscienza della finitudine e del male, quale posizione ricopre, una volta immesso in un mondo finito e precario?
Senz’altro l’uomo è la massima coronazione della bellezza dell’universo. Creato “per essere lo splendore del mondo”, la gloria di Dio nel mondo, l’uomo mentre patisce (come Gesù!) il peso del male, è dimostrazione della bellezza del mondo, grazie alla Risurrezione.

24.05.14