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Tempio e gioia

“Varcate le sue porte con canti di gioia”: è un’esortazione del salmo. Ma è possibile esortare alla gioia nel canto? Si può comandare di cantare, perché questa è una azione. Invece la gioia è un sentimento, che nasce solo da uno stimolo.

In questo caso, lo stimolo alla gioia è il fatto di entrare, di varcare la porta. La gioia nasce da ciò che si incontra dopo aver varcato la soglia. La gioia nasce dall’esperienza di incontrare qualche scoperta piacevole. E tale scoperta, per l’autore del salmo è così certa, che la gioia ne è una conseguenza ovvia.

Infatti la porta varcata, introduce nel tempio di Dio. Per il salmista è impossibile entrare nel luogo di Dio, senza esser pervasi da un  fremito di gioia.

La base allora non consiste nel varcare una soglia, neppure dall’essere presi dalla bellezza del tempio, ma dal contatto con Dio.
Dio, come troviamo in un altro salmo, è il “Dio della mia gioia“. Perché sia il Dio della mia gioia, è necessario che io lo conosca e abbia dolcemente gustato la sua presenza.

Quale presenza? Quella che la fede ci propone, quella che Gesù ci offre. Se questa presenza è davvero desiderata, incontrata, gustata, allora la gioia è il sentimento che spontaneamente si forma.

Sto riflettendo su di me e sulla quasi totalità delle persone che varcano la soglia della casa, dove si trova il nostro Gesù, e , con lui, la Trinità. E’ gioia entrare in chiesa? E’ piuttosto indifferenza, quando non   è schiamazzo, conversare, guardare lapidi, monumenti e dipinti. Siamo visitatori della casa di Dio, privi di gioia. Non ci sentiamo i benvenuti per Dio, causa del suo compiacimento, della sua gioia, che trasmette a noi la gioia.

GCM 08.09.13