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Nella luce

Come un trapassato vede le cose?

Non lo sappiamo. Ne avremo l’esperienza diretta tra qualche tempo. Eppure chi è entrato nella serenità finale, fuori dalle alternanze, talvolta brusche, del tempo, possiede uno sguardo pacificato.

Egli vede e riconosce il bene e il male  che ha compiuto verso di sé e verso gli altri. E vede pure il bene e il male che gli altri hanno compiuto verso di lui.

Tutto ciò vede serenamente, come un viaggiatore su una piccola nave, quando finalmente tocca terra.  Burrasche e serenità fanno parte di uno sguardo sul passato, su ciò che, pur interferendo sulla sensibilità del ricordo, non è più vissuto.

Anche noi, quando rileggiamo il diario scritto nella nostra adolescenza, rileggiamo tutto sorridendo benevolmente: “quanto entusiasmo e quante sciocchezze ho vissuto - ci viene da dire - questa è stata la mia vita che, alla fin fine, è stata bella”.

Uno sguardo sorridente sul passato, che non rinnega più nulla, perché non ha più da difendersi da nessuno e neppure dal decadimento dell’immagine di se stesso, alla quale il nostro orgoglio tiene immensamente. Uno sguardo benigno, che finalmente scopre la logica che percorre tutta la vita, una logica, che mentre vivevamo, non riuscivamo a individuare.

Allora il rancore contro chiunque diventa perdono e comprensione. La gioia si distende e si moltiplica, come il brillare della rugiada alle prime luci del sole.

E la serenità acquisita da chi è entrato nella serenità totale di Dio, si propaga su tutti coloro che sono in rapporto tra loro, per la proprietà dinamica dell’energia globale.

GCM 02.04.11, pubblicato 26.09.11