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Ci vedremo

Adesso siamo già figli di Dio, ma questa mirabile realtà - alla quale pensiamo poco o nulla, perché non cade sotto i nostri sensi - non ci è manifesta. La riconosceremo tuttavia un giorno.

Dice l’Apostolo: quando vedremo lui, il Dio incarnato assunto nell’eterno, allora scopriremo la nostra qualità di figli.
La condizione per scoprire chi siamo, è quella di scoprire lui. Noi siamo un sostanziale riflesso di Gesù. Adesso lo riflettiamo nel nostro corpo di uomini e di donne. Uomini noi, uomo lui. In futuro lo rifletteremo nella nostra qualità sublime di figli di Dio. Svelato lui ai nostri occhi meravigliati e gioiosi, svelati noi ai nostri occhi finalmente aperti e festanti.

Lo vedremo come egli è. Ci vedremo finalmente come siamo noi. Cadrà l’orpello del nostro corpo, ed emergerà lo splendore della nostra persona, creata da Dio prima della formazione del mondo.

Già qualche cosa della nostra divinità partecipata con Gesù, riusciamo a scorgere fin da oggi. Se il nostro occhio è reso trasparente dalla fede, qualche raggio della nostra grandezza si sprigiona anche davanti ai nostri occhi.

La fede: l’unico modo a noi possibile per “vedere” Gesù. E più siamo nel dubbio, più la fede si rassoda, e nel buio Gesù si mostra.

Ma noi temiamo il buio, perché, come ci dice Paolo, siamo ancora bambini riguardo al credere. Il coraggio nel buio richiede padronanza di se stesso. La padronanza di noi nella fede, è presenza di spirito, ossia presenza di Spirito Santo, invocato e accolto.

Per dono di nostro Padre, ognuno di noi, durante la vita, ha avuto momenti di squarcio di cielo e ha visto la bellezza della fede.

GCM 05.01.11, pubblicato 08.03.11