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L’etica cristiana

Gesù inventò qualche regola etica nuova, oppure accolse quanto di bene già trovava nell’ambiente in cui viveva?

Il discorso della montagna è tutta un’invenzione, oppure è il proseguimento di un’etica già presente?

La morale cristiana, pur partendo dalle beatitudini, loda il presente: chi fa la pace, chi è puro di cuore, chi vive la povertà dello spirito. Gesù non è venuto per distruggere, ma per completare.

E’ quindi un discorso senza senso quello che afferma: “Non sono cristiano, e quindi posso essere disonesto, lussurioso, ladro!”. Tu sei disonesto e lussurioso, non perché non sei cristiano, ma semplicemente perché sei disonesto e lussurioso.

Gesù ha accettato la sapienza e l’etica umana, le ha difese, le ha riprese per il valore che esse avevano. In quanto dettato non aggiunse nulla, se non due elementi caratterizzanti: la radicalità e la sua persona.

La radicalità afferma il valore dell’etica e ne scopre la radice e la vetta. Il “non uccidere” ha per radice l’odio, il pensiero cattivo contro il prossimo, ma in più il rispetto della vita altrui conduce all’amore del prossimo. In altre parole, Gesù allarga lo sguardo: dalla semplice prescrizione del fare, egli passa alla radice e al culmine di quel fare.

L’altro elemento, oltre la radicalità, è la sua persona.

Nel discorso delle beatitudini, che si sviluppa in mille variazioni, Gesù sottolinea quel “ma io vi dico!”. La sua persona imprime valore alle sue affermazioni. La novità consiste nel fatto che Dio assume la morale umana e la riempie di nuovo slancio e di valore eterno. La persona di Gesù divinizza l’etica umana.

GCM 13.11.10, pubblicato 04.01.11