I mercanti del tempio erano contenti dei propri affari, e, soprattutto, erano benedetti dai sommi pontefici del tempio: mercato e sacralità a braccetto.
I mercanti che espongono le loro merci davanti ai sagrati delle chiese, sono fieri delle proprie trovate commerciali, e non badano se oscurano le facciate delle chiese o infastidiscono l’entrata alla preghiera. E’ il destino dei nostri giorni, quando il PIL è l’unico dio, che domina la vita della gente.
I mercanti sono scaltri.
Il salmo dice: con i furbi, tu sei astuto. Sappiamo che chi non costruisce con Dio si scava la fossa, nella quale poi egli stesso cade. Maria, nel Magnificat, dice: Dio distrusse i potenti proprio attraverso i loro stessi “pensieri del cuore”, ossia i loro progetti. Come sta accadendo per le banche e per la borsa, durante la presente crisi politico-finanziaria.
Gesù, pur essendo figlio di un artigiano agiato, non fu ghermito dalla avidità dei commercianti. Ebbe il coraggio di entrare nel tempio e di buttare all’aria il commercio, appoggiato dal clero di allora.
Il mercato accanto al tempio, oscurava la funzione del tempio. Gesù lo gridò chiaramente: “Voi trasformate il luogo destinato alla preghiera, in un antro di ladri”.
Fosse così solo del tempio o delle nostre chiese!
C’è un altro tempio, questo immensamente più prezioso, dove la brama del possedere e del guadagnare, occupa il posto riservato a Dio: il nostro cuore, rivolto più al guadagno che alla preghiera, più al tempo che all’eternità.
E quante volte abbiamo impedito a Gesù di entrarvi per fare pulizia e seminare serenità e amore!
GCM 01.12.10, pubblicato 17.02.11