HOME

Home > Percorso META > Articoli 2011 > Speranza attiva

Speranza attiva

“Dio, nella sua grande misericordia avendoci generati attraverso una speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù dai morti”. Leggiamo questo nella lettera attribuita a S. Pietro, lettera che è un capitolo della bontà di Dio, espressa con gli scritti ispirati.

E’ la risurrezione di Gesù, quindi, che alimenta la nostra speranza. Pietro, quando scrive ciò che riguarda il nostro rapporto con Dio, sottolinea la speranza, che è in noi. Pietro vede la fede cristiana proiettata nella speranza. La speranza illumina il presente, ci rende capaci di camminare.

La risurrezione di Gesù ritma il passo del nostro cammino, perché essa ci permette di scorgere, chiara, la meta. Senza speranza ci rigiriamo su noi stessi. Si avvera sempre il mito dell’eterno ritorno, per usare la frase di Eliade.

Il mito dell’eterno ritorno, che è un riavvolgerci nel filo del passato e ad esso restere avvinghiati, è una condanna al non cammino, alla tristezza di un ripetersi non aggiornato, se non in alcuni particolari della forma.

L’eterno ritorno è un ripiegamento su noi stessi e sulla storia dell’umanità, che ripete in forme diverse il vecchio mito di Adamo.

Solamente la speranza, che sgorga dalla risurrezione di Gesù, anzi da Gesù Risorto, possiede il vigore di spingerci avanti di imprimere quella forza che ci aiuta a fuggire per la tangente dal groviglio di un presente-passato.

Speranza cristiana tuttavia. Non la speranza cieca, che immagina un eldorado futuro, che non accadrà mai. Ma speranza che, vedendo la meta da lontano, brama di affrettare i passi verso di essa.

GCM 25.04.11, pubblicato 02.07.11