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Comportamento cristiano

Come deve comportarsi chi crede in Gesù? Oppure: qual è l’etica del cristiano?

E’ semplice: comportarsi come si comportò Gesù uomo. Così indica l’Apostolo. Come fu lui, così anche noi siamo.

Questa semplificazione ci libera dalla “coltivazione delle virtù” di stoica memoria. Al credente non interessa l’essere virtuoso, ma l’essere cristiano. Non che le due cose si escludano, ma si corregge la prospettiva, si fa volare “alto” la virtù. Lui è venuto non per abolire, ma per completare.

Il completamento non si attua attraverso dottrine, ma grazie a un innesto di nuova vita. S. Paolo accenna a tale innesto. E’ l’innesto inedito nel seno dell’umanità. E’ il Figlio di Dio fatto Figlio dell’Uomo. Da questo impensato innesto sorge l’esigenza, per gli uomini e per le donne, di seguire la strada nuova: Gesù è questa via. Lui la via, non un mero viandante. Via. Sia gli Ebrei, che i popoli indo-iraniani, prima dell’influsso musulmano, indicavano la propria filosofia o la propria religione quale “via”. Gesù si appropria in modo esclusivo l’esser via. E, a nostro conforto di credenti cristiani, afferma: “Nessuno raggiunge il Padre, se non attraverso me”.

Attraverso lui, non solo seguendo i suoi “comandamenti”.

Attreverso Gesù è l’adeguarsi a lui. In ciò consiste l’etica, la morale, l’ascetica e la mistica cristiana. Comportamento e fede si unificano.

Anche altre correnti religiose, filosofiche o spirituali conducono a comportamenti che, fenomenologicamente, si appaiano a comportamenti cristiani. E’ tutto eguale? I grandi pensatori indicano i comportamenti in base a principi o valori; il cristiano in base alla persona di Gesù.

GCM 15.07.11, pubblicato 09.10.11