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Rimpianto o gioia?

E’ consuetudine, anche per il libro del Qohelet, indicare la vecchiaia, come un cammino in triste discesa. Diminuzione di forze fisiche e psichiche (soprattutto nell’Alzheimer), senso di smarrimento, inutilità sociale e lavorativa.

E molti anziani considerano se stessi, secondo questa prospettiva di crescente incapacità e tristezza. Allora il nervosismo, l’invidia verso i giovani, le pretese di avere gli altri sempre al proprio servizio, e al servizio delle fantasie o di dominio o di paura.

La vecchiaia si mostra come una sconfitta e una débacle della vita. Per sfuggirle, alcuni si tolgono la vita, altri si annegano nell’alcool, in  quella piscina che sono il bar o l’osteria.

Però qualche anziano vive la propria età, in modo solare, anche gioioso. Si tratta di colui che vive una vecchiaia sorridente.

Costui, al destarsi ogni mattina ringrazia Dio. Sia per il giorno in più, sia per il giorno in meno.

Il giorno in più da vivere nel poter pregare, tessere contatti, aumentare le proprie conoscenze o riattivarne altre, quelle che sono state acquisite durante la vita, e non sono poche. E’ quel “Buon giorno, giorno!” che una signora anziana esclamava, nello spalancare la finestra della sua camera.

Il giorno in meno che produce gioia, è generato in quella sala d’attesa della vita che attende l’aprirsi della porta di ogni felicità: l’abbraccio definitivo con il Padre.

Un giorno di meno nell’attendere. Questa gioia del tempo che passa, è generata solamente dalla fede in quel Gesù, che ci assicura che “un posto” per noi è già preparato presso il Padre.

GCM 13.03.11, pubblicato 26.05.11