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Contemplare

      Uno dei motivi, per i quali si desidera andare in Paradiso, è quello di poter finalmente pregare senza distrazioni, concentrarci finalmente con dolcezza e con attenzione solo in Dio.

Essere attratti dal bisogno di contemplare è una componente irrinunciabile della psiche umana. Contemplare, immergersi nel vero nel bello e nel buono: ossia in Dio.

Contemplare chi?

Se cerchi solo te, non trovi me. Se cerchi solo me, non trovi te. Cerca te per trovarmi. Cerca me per trovarti.

Anch’io per trovare me, guardo la faccia di mio figlio. E mio figlio per trovare se stesso guarda la mia faccia. La contemplazione trinitaria, e quella creata, è fondamentalmente circolare. Perché lo Spirito non è Spirito di sé, ma Spirito nostro, Spirito di amore che si dona uscendo da se stesso verso l’altro. Verso l’altro non per respingerlo, ma per abbracciarlo. Contemplare è abbracciare: non guardare a distanza, con distacco. Il contemplare cristiano non si ferma negli occhi, ma penetra nel cuore. Perciò sono beati i puri di cuore: essi “vedranno” Dio. Il cuore “vede”, ossia contempla abbracciando.

Il cuore puro è necessario. Cuore puro da odio, da recriminazione, da ripiegamento nell’egoismo, da stupidaggini.

Le nostre sozzure egoistiche impediscono l’abbraccio della contemplazione.

Ma quando il nostro cuore è puro davvero? Patiamo sempre di infiltrazioni di egoismo, di paure, di desideri smodati. Riusciamo a contemplare soltanto a sprazzi, quando si dirada un po’ la nebbia del nostro egoismo.

Perciò desideriamo e aspettiamo il cielo, dove il Padre ci donerà la pienezza dell’essere suoi figli. Allora si realizzerà quella “gioia piena alla sua presenza” cantata dal salmo. Solo allora lo vedremo faccia a faccia: contemplazione assoluta.

GCM 07.12.10, pubblicato 14.02.11