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Morte e vita

La morte di un uomo, provocata violentemente, non è mai un bene. Neppure la morte di colui che ha ucciso molte persone, come Stalin, Hitler, Bin Laden.

“Io -  parola di Dio - non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

Vivere è continuare l’opera e la struttura del Dio vivente. Vivere è possedere la vita, ma è anche manifestare l’opera e la bontà di Dio.

S’intende che, per sentir serpeggiare nella vita l’azione di Dio, è necessario muovere i passi dal riconoscere Dio, credendo tranquillamente in Lui. Quando Dio è la nostra realtà profonda e sorgiva, allora nella nostra vita, scorre la sua vita e il suo Spirito. Perciò Dio non vuole neppure la morte del peccatore. Il peccato di un vivente, rispetta ancora la vita.

Ci sono due negazioni della vita: l’ateismo e il suicidio-omicidio. E’ quasi ovvio trovare nell’ateo, l’odio alla vita. La storia lo ricorda. Perfino  dentro quell’ateismo pratico, che è il fondamentalismo religioso, la vita scompare, o la si fa scomparire negli altri.

L’ateismo pratico non è solo quello di Hitler o di Bin Laden: ateismo dimostrato dalle uccisioni. Esso si nasconde anche, perfido, nell’Inquisizione che decreta la morte. L’Inquisizione non rispetta, né tanto meno adora, il Dio della vita. I Dio vivo, che crea e conserva la vita nelle creature.

Antagonismo tra morte e vita. Al culmine di chi produce morte stanno le guerre e i lager, a valle i disastri del sabato sera, perpetrati da chi sballa con la droga. L’ antagonismo tra morte e vita, trova l’esito finale, nel quale anche la morte sarà assunta dalla vita, vita eterna nel Risorto Gesù.

GCM 03.05.11, pubblicato 01.08.11