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Gioia, valore aggiunto

Perché i giovani temono che aprirsi a Gesù, tolga loro la gioia? Quale è la loro immagine di Gesù, per formulare un simile timore?

E non solo tra i giovani. Gli adulti, ormai a caterve, si sfilano dai gruppi dei credenti. Gesù fa paura? La sua Chiesa, quella voluta da lui, incute terrore?

Nell’altro versante, troviamo Gesù che ci assicura che da lui avremo pace, perché lui ci dona vita, anzi vita in abbondanza. Quindi secondo il progetto di Gesù, lui è venuto non per sottrarre la gioia, ma per aggiungere la sua alla nostra gioia.

Perfino quando ci indica di prendere la nostra croce per seguirlo, promette pace per la nostra vita.

La condizione per godere la sua gioia, è quella di premettere la nostra gioia. Su questa egli innesta la sua gioia, non togliendo la nostra gioia, per far spazio alla sua, al modo del Vecchio Testamento, quando per piazzare gli Ebrei usciti dall’Egitto, si ammazzavano gli altri palestinesi, che a loro volta combattevano gli Ebrei per annullarli. Storia di ieri e di oggi.

Se Gesù chiede spazio per entrare, vuole che sia tolto quanto è contrario alla gioia. Pulire la casa, da ciò che genera angoscia, con la quale la sua gioia non collima. L’angoscia generata dall’odio, dalla crapula, dall’inimicizia, dalle deviazioni sessuali. Angoscia che si imbroglia, per un certo tempo, con i piaceri, e sempre pronta a riemergere cessata l’ebbrezza del momento.

L’aumento di gioia di Gesù, questo valore aggiunto alla vita umana, è un’immensa gioia pura, che si aggancia alle pure gioie della vita.

Già il salmo cantava: “gioia piena, completa, alla tua presenza”. E lo scrittore della Lettera di Giovanni parlava e scriveva “affinché la nostra gioia sia completata”.                                

GCM 14.7.11, pubblicato 13.10.11