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Tenerezza

Il Padre è obbligato ad amarci. Lui, libero, si è obbligato ad amare i suoi figli dal momento che li ha generati, soprattutto quando, grazie a Gesù, ci ha resi figli di Dio lui stesso: né da uomo, né da progetti di uomini, ma da Dio siamo nati.

Il nostro Padre vero ci ama immensamente appunto perché è Dio. L’immensità del suo amore non si esaurisce all’interno della Trinità. L’amore di Dio è riversato anche nei nostri cuori, perché noi, come comunità e come persone, siamo il tempio dello Spirito.

Leggevo un bel trattato di teologia della tenerezza. Psicologia, religiosità, fede, biografia di Gesù e stile della Chiesa, tutto è indicato per esprimere l’esigenza teologica della tenerezza tra i cristiani, ma si ha l’impressione che la tenerezza del Padre resti in secondo piano. Invece è Lui la fonte eterna e necessaria di ogni tenerezza possibile tra gli uomini e tra l’uomo e la donna e tra il padre la madre e i figli.

I padri, specchi e tramiti della tenerezza del Padre creatore, se non sono teneri non solo tradiscono se stessi, ma perdono ogni ruolo paterno. Tenerezza anche nel comandare e nel riprendere: proprio come fa il Padre Dio.

Ci sono anche i cosiddetti padri severi e maneschi verso i propri figli. Essi si scusano, dicendo di voler mantenere i figli sulla retta via, che però assomiglia più ad un ring che a una strada. In realtà essi vorrebbero la morte dei propri figli, che non accettano. E così creano dei figli chiusi o ribelli o freddi affettivamente.

Dio che ama, desidera che si ritorni a lui con amore e per amore, non con la paura. Dio non incute paura, perché chi ama davvero non è capace di spaventare. La paura di Dio ce la creiamo noi per il nostro comodo. Ma Dio ama davvero.

GCM 09.02.10