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Profeti e Gesù 2°

Apparizioni, rivelazioni, visioni, profezie che si attuano dopo Cristo, non si possono collocare sullo stesso piano della rivelazione attuata da Gesù e dagli Apostoli nel Nuovo Testamento. Oltre Gesù non si può andare. Gesù stesso quando avverte i suoi, prima della sua morte, che avranno illuminazioni successive della verità, assicura che esse saranno agite dallo Spirito Santo, il quale “dal mio riceverà”.

Perciò, se il seguito delle rivelazioni nella chiesa si recensiscono, esse devono essere una prosecuzione attenta e amorosa della Rivelazione ufficiale primitiva, una applicazione profetica e altrettanto ufficiale della verità: questo si avvera principalmente nei Concili ecumenici e nelle definizioni ex cathedra del Papa.

Ci sono però ancora dei profeti, e ci sono pure rivelazioni private. Autorevoli, profonde, in armonia con il Vangelo, eppure sono “private” cioè non esigono l’adesione della fede per essere salvi.

Dopo Gesù sorgono molti altri profeti, lo dice anche Paolo; tutti devono concorrere a costruire il bene della comunità cristiana, e in tanto sono valide, in quanto sono in armonia con Gesù e con la sua parola, pronunciata da lui o trasmessa dalla Chiesa apostolica.

E i profeti che non accettano Gesù, uomo-Dio, vivente nell’unitrinità di Dio? Sono profeti probabilmente validi, ma tanto incompleti da non obbligare la fede per la salvezza.  Sono perfino manifestazione del divino nel mondo, ma sono tutti a un livello inferiore a Cristo, livello precristiano, valido solo se include, almeno implicitamente, una tensione verso Gesù. Che poi Dio salvi coloro che, per incompetenza o per cultura, non accettano Gesù esplicitamente, questo riguarda la salvezza insindacabile, che promana da Dio.

GCM 29.10.09