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Appassionarci al Vangelo

Il Padre ci ama, lui, l’appassionato per il Figlio (prediletto) e per tutti noi, che siamo addirittura il corpo di suo Figlio. Poiché ci ama egli continua a parlarci, nella messa quotidiana, nella Scrittura. Ci ama perché anche noi lo amiamo, ci appassioniamo a lui. I cristiani: appassionati del Padre.

Ci parla, attraverso i profeti, anche attraverso quei profeti di terza o di quarta categoria, che siamo noi, quando proclamiamo la parola di Dio.

Certamente, quando nella messa proclamiamo la parola, noi ci sentiamo peccatori nel proclamarla, peccatori nell’ascoltarla, eppure resi degni, perché il Padre ci purifica.  Come il profeta Isaia, che sfiduciato e impuro vuol smettere di parlare in nome di Dio. Ma Dio lo purifica con il calore di un tizzone sulle labbra, e lo lancia nel mondo.

Il tizzone ardente, che ci purifica e ci lancia, è l’Eucarestia, che veicola in noi lo Spirito Santo.

Possiamo proclamare la parola, proprio perché ci facciamo purificare dallo Spirito. Purtroppo, durante le messe, la gente è più propensa ad ascoltare la parola del predicatore, che non la parola di Dio nella proclamazione della Sacra Scrittura.

Che cosa sono le nostre povere parole su Dio, i nostri balbettamenti rispetto alla parola di Dio? La parola di Dio è l’unica verità che ci salva. Non è soltanto un cumulo ordinato di lettere, oppure uno scorrere di suoni vocali. La parola di Dio ci salva, perché è potente. Già l’ascoltarla col cuore aperto è sentirci attraversare di salvezza, di sicurezza di vita. C’è l’ignorante che non si cura di comprenderla, e il presuntuoso che la dà per scontata. Ma per noi è carezza paterna di Dio, che ama.

GCM 07.02.10