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Fiducia nel perdono

Molte persone praticanti e che si accostano frequentemente al sacramento della riconciliazione, sono afflitte da continuo dissidio tra fede da un lato, ed emotività e ragionamento da un altro.

Gesù ci ha donato la possibilità di vivere in pieno il piacere di una serenità sicura. Lui Dio, e in nome del Padre perdona il peccato e ci restituisce l’innocenza. Eppure molti sono più agganciati alle proprie paure e ai propri dubbi, che non alle parole di Gesù.

Persone di una sensibilità esasperata, perfino prossima alla malattia, quando sono rassicurate del perdono di Dio, faticano a staccarsi dalle proprie apprensioni. Sicuramente destinate al paradiso, dubitano della riuscita.

Quando Gesù, tramite la sua chiesa, perdona il peccato, lo perdona da Dio, non da persona titubante, che non sa quello che fa. Perdona da Dio! Il salmo ci assicura che “getta alle sue spalle i nostri peccati”. Quindi tutto è pulito, tutto è cancellato, tutto è gioia e piacere, freschezza sorridente e primavera. Se Dio ci assicura di essere perdonati, siamo perdonati davvero: ed è festa. Questo dice la fede.

Ma poi subentra la paura: sono perdonato davvero? E l’incertezza: ho peccato troppo. E l’orgoglio: mi sento umiliato per quello che ho fatto. Insomma la fede dice che il Padre del cosiddetto figliol prodigo fa festa, e il sentimento, più o meno inquinato dall’orgoglio, si crogiola nel dubbio.

Credere, credere davvero. La salvezza sgorga dalla fede: salvezza e gioia. I guasti vengono dalle nostre paure narcisistiche. Dio, amando, perdona con l’infinita liberalità di Dio. Il nostro orgoglio ci incatena al senso di... brutta figura!

GCM 23.12.10, pubblicato 05.03.11