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Accusa

Credo che si debba distinguere tra l’accusa di un delitto e la sua descrizione. Quando un reo si dichiara colpevole, allora questo reo confesso non occorre che descriva il delitto.

Nel sacramento delle riconciliazione, presso il quale ci presentiamo come rei confessi (appunto!), la minuziosa descrizione del peccato non è necessaria, nonostante quanto dica qualche manuale di teologia morale.

Il reo confesso è cosciente di aver commesso un reato. Nel sacramento della riconciliazione, quando ci accusiamo, siamo convinti di essere stati distanti dalla volontà del Padre. Il peccato, infatti, non è la deviazione da una legge, bensì la presa di distanza dall’amore e dalla presenza di Dio.

Trascurare Dio: questo è il peccato. Gesù solleva il peccato del mondo, proprio perché in sé collega personalmente Dio all’uomo. Trascurare Dio nel nostro pensare e nel nostro agire: questo peccato si articola in parecchie maniere. Trascurare l’amore e l’adorazione di Dio, nel Figlio Gesù. Trascurare Dio nel povero e  nei fratelli, odiandoli, non comprendendoli, non aiutandoli.

Il fulcro del pentimento è Dio, il suo amore per noi. Sotto questo aspetto, il non peccare per timore dei castighi, ultimo dei quali è l’inferno, perde di significanza.

L’accusa incentrata su Dio, rischiara ogni atto che possa riferirsi a Dio. Le descrizioni sono inutili, perché il Padre già conosce ciò di cui abbisogniamo, perdono del peccato incluso.

L’aspetto del trascurare Dio, trascurando la sua Chiesa, è importante, perché il perdono Dio lo ha assegnato a Gesù, e questi l’ha consegnato alla Chiesa.

GCM 05.05.11, pubblicato 13.07.11