HOME

Home > Chiesa SACRAMENTI > Articoli 2011 > Speranza e preghiera

Speranza e preghiera

Chi prega spera. Chi spera prega. Preghiera e speranza si completano e si compenetrano.

Il mondo si dispera, perché ha smesso di pregare. Le persone si disperano, perché non sanno più pregare.

Evidentemente parlo di preghiera, non di preghiere oppure orazioni. La preghiera è contatto di persone, non emissione di voce. La disperazione nasce dalla solitudine depressa. Il contatto della preghiera, è il contrario della solitudine. Altri contatti possono lasciarci profondamente soli: il contatto di pelle o di corpo; contatto che non può non essere effimero, oppure soltanto episodico. Invece il contatto della preghiera non si estingue mai. Dio infatti è sempre a contatto con noi.

Gesù l’aveva notato: “Voi mi lascerete solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me”.

I corti circuiti per evitare la solitudine rivestono diversi aspetti. Sono corti circuiti, che si rovinano da soli, in un avvitamento sempre più stretto dentro di loro. Ogni tentativo di aprire una tangente per far uscire dal circolo vizioso viene respinto: è più facile criticare tutto il mondo, che fare un semplice passo verso il mondo. Il depresso è un egocentrico, che si serve del male che scorge attorno a sé, per aumentare il gusto di sorbire avidamente e golosamente, centellinandola, la propria depressione.

La depressione è amata, perché rende le persone fannullone e paghe del loro far nulla, mentre galoppano in mondi più o meno strani con la loro fantasia.

Il depresso deve abbandonare la realtà della preghiera, perché questa lo condurrebbe a constatare quanto sia inutile la pretesa di far tutto senza Dio.

“Pregare è salvarsi”, ripeteva il curato d’Ars.

GCM 04.07.11, pubblicato 19.10.11